I traumi sportivi nell’infanzia

Pubblicato il 24 giugno 2014 | Categoria: I bambini e lo sport, Lo sport dall'infanzia all'adolescenza

Fare sport è una delle attività più utili e sane per i bambini ed infatti sia scuole che centri di aggregazione giovanile incentivano le pratiche sportive, soprattutto gli sport di squadra, che hanno anche il vantaggio di consentire una grande socializzazione tra i giovani.

Ma i bambini praticano con grande passione e senza mai risparmiarsi per cui spesso, sopratutto in alcuni tipi di sport, sono soggetti a traumi ed incidenti il cui impatto può avere conseguenze rilevanti.

Negli Stati Uniti, nel 2012, oltre 1,3 milioni di bambini sono stati trasportati al pronto soccorso per traumi causati dall’attività sportiva.
Anche da noi il numero di bambini e giovani atleti che hanno subito traumi rilevanti è in forte crescita.

E non si tratta solo di banali contusioni e distorsioni ma fratture e traumi alla testa, con un deciso aumento dei casi di commozione cerebrale.
Tutto questo, oltre a preoccupare le famiglie, sta creando un allarme e convincendo i medici che è necessario intervenire per creare maggiore competenza e consapevolezza sia nei praticanti che negli istruttori.

Quali sono gli sport maggiormente a rischio?

Sicuramente gli sport di squadra che prevedono movimento continuo e contatto fisico tra atleti. Quindi negli USA il football americano ed il soccer, il calcio europeo che è sempre più diffuso tra i giovanissimi americani e canadesi, seguiti dal basket.

Negli USA, dove vengono effettuate statistiche molto precise, si è visto che il football ha causato il maggior numero di ricoveri al pronto soccorso tra gli atleti di età inferiore ai 18 anni (394.350 nel 2012), seguito da basket, calcio e baseball.

Le parti del corpo più colpite sono state caviglie, testa, dita, ginocchia e viso.

Strappi e distorsioni sono i traumatismi più comunemente diagnosticati negli over 13, con 451.480 ricoveri. Seguono le contusioni, le fratture, le ferite superficiali e le commozioni cerebrali.
Lo stesso accade in Italia ed in Europa, con il calcio al primo posto seguito, a molta distanza, dal basket. Il football americano non compare nelle “classifiche” perchè assai poco diffuso in Europa.

Perchè i traumatismi sono particolarmente diffusi

Nonostante le protezioni il football in America provoca moltissimi incidenti. Naturalmente questo avviene perchè il contatto fisico, anche violento, è l’ingrediente principale delle gare ed anche se gli atleti gareggiano con vere e proprie armature e caschi protettivi questo non impedisce, soprattutto quando si è presi dalla competitività più esasperata, che si verifichi una impressionante serie di incidenti, anche gravi, e che fratture degli arti, delle vertebre, strappi muscolari e commozioni cerebrali la facciano da padrone.

Ma non è solo il contatto fisico a provocare questi danni.

Il footbal americano,come il calcio europero e, in misura minore, il basket sono sport “naturalmente” violenti per il corpo.
Prevedono uno stress continuato dovuto agli scatti ed agli stop improvvisi, alle torsioni ed alle estensioni spesso oltre i limiti naturali che il corpo può sopportare.

In altre parole, non sono prorpio l’ideale per favorire una crescita armonica del fisico, ma poichè sono di gran lunga i preferiti dai giovanissimi, i medici ne consigliano comunque la pratica con la condizione che venga effettuata in un ambiente il più possibile preparato ed idoneo.

Anche il fisioterapista Davide Dal Bò ritiene che “Non esiste uno sport che non si può fare in modo assoluto.
Certamente esistono alcuni sport più “asimmetrici” che coinvolgono la muscolatura in modo più disarmonico (tennis, basket, pallavolo…) che non andrebbero scelti in prima battuta, ma rispetto alla sedentarietà hanno ovviamente dei vantaggi”.

Cosa si può fare per mantenere un giovane atleta sicuro?

In primo luogo, sottolineano i medici americani, il modo migliore per evitare una visita al pronto soccorso è quello di iniziare la preparazione prima dell’avvio della stagione agonistica.

E’ fondamentale che la preparazione fisica sia adeguata alla lunghezza della stagione ed all’impatto agonistico”, sottolinea il dr. David Marshall, Direttore medico del Programma di Medicina dello Sport presso l’ospedale dei bambini di Atlanta“. Ma non si tratta solo di preparazione fisica.
E’ necessario prendere più seriamente lo stretching ed è importantissimo controllare l’alimentazione e l’uso degli integratori.

Dobbiamo insegnare consapevolezza ai giovani atleti, dobbiamo fare in modo che vivano lo sport anche fuori dal campo di allenamento prendendosi cura di se, sempre. Questo è quanto sottolinea il dr. Marshall, ricordando anche che bisognerebbe rivolgersi ai medici non solo per curare gli incidenti ma, sopratutto, per prevenirli.

Commozioni cerebrali

Una commozione cerebrale è un colpo alla testa che può influenzare il buon funzionamento dell cervello. E il tipo più comune di lesione cerebrale traumatiche ed è quello che può portare le maggiori conseguenze.

I medici insistono molto nella prevenzione di questo tipo di incidenti e nell’attenzione che va posta una volta che si sono verificati.
I traumatismi cranici sono infatti piuttosto subdoli e, spesso, le conseguenze diventano evidenti a posteriori, diverso tempo dopo che il trauma si è verificato, quando il danno ha raggiunto proporzioni maggiori. E sono sopratutto i ragazzi più giovani a correre i rischi maggiori.

In America si stima che oltre il 50% dellecommozioni cerebrali si verificano in bambini tra i 12 ed i 15 anni.
I medici dello sport ed i pediatri insistono perchè allenatori e preparatori siano a conoscenza della sintomatologia che include:

  • Mal di testa
  • Confusione
  • Nausea / vomito
  • Vertigini
  • Biascicamento
  • Intorpidimento
  • Perdita di equilibrio
  • Perdita di memoria
  • Cambiamenti di umore

E, quindi, se si nota che il giovane atleta ha uno qualsiasi di questi sintomi, è bene rivolgersi subito al medico. Questo perchè le commozioni cerebrali possono avere conseguenze gravi e la diagnosi precoce, il trattamento e la riabilitazione sono fondamentali per ridurre i rischi.

Uno dei problemi, negli sport di squadra a livello giovanile, è che ci sono molti bambini e pochi adulti che li curano e diventa difficile accorgersi di eventuali lesioni avendo decine di bambini da seguire.

A questo i medici suggeriscono di porre rimedio aumentando la consapevolezza dei bimbi stessi.
Per questo è nato un programma specifico che prevede che personale sanitario spieghi ai giovani atleti come prestare essi stessi attenzione in caso di incidenti ai loro compagni di squadra.

Controlla il tuo amico, di tanto in tanto, se ha preso un colpo, una pallonata oppure è caduto in modo doloroso, fallo parlare e spiegare e chidigli se sente dolore o ha sensazioni strane e, in questi casi, corri ad avvisare il tuo allenatore”. Questa la proposta che medici sportivi e pediatri fanno ai “coach” ed ai responsabili delle attività sportive scolastiche e giovanili e sulle quali puntano per limitare i danni ai giovani atleti.