Il rugby è uno sport molto antico, di origine anglosassone, ancora oggi molto popolare nel Regno Unito e nei Paesi che hanno subito l’influenza dell’Impero Britannico, come l’Australia.
È ritenuto uno "sport violento" ed adatto solo a pochi atleti, di solito di grande corporatura, ma in realtà, secondo le ultime tendenze che arrivano proprio dall’Australia, il rugby è stato molto rivalutato per i tanti benefici che può portare a tutti i praticanti.
Rugby: è sicuro?
In realtà, è solo la variante nordamericana del rugby che registra un tasso molto alto di infortuni per via dei contatti tra avversari in corsa e dei placcaggi molti-contro-uno.
Non a caso i giocatori di football americano praticano questo sport indossando tutori protettivi che somigliano a delle armature.
Le versioni originali del rugby sono molto meno violente ed hanno regole che favoriscono molto di più tattiche e strategie (piuttosto che gli scontri fisici) tanto è vero che i giocatori di queste versioni non devono usare protezioni di alcun tipo.
Il rugby, inoltre, è uno sport che fa del fair play la sua principale caratteristica; inoltre, molto nota e specifica di questo sport è l’abitudine del “terzo tempo”, cioè il saluto con stretta di mano che i vincitori riservano agli sconfitti, e ciò contribuisce in maniera determinante a limitare gli incidenti sul campo di gioco.
Il rugby è adatto a tutte le età e abilità
In Australia le principali leghe rugby, in accordo con medici e ricercatori, hanno sostenuto che i benefici fisici e psicologici che il rugby fornisce sono tali da renderlo adatto, con appositi accorgimenti, per chiunque, indipendentemente da età ed abilità personali.
Questo è possibile se, per prima cosa, si scindono i due livelli, quello di gioco sociale da quello di sport competitivo.
Nel primo caso le regole, riviste, non prevedono contatti fisici ma puntano molto sullo sviluppo dell’agilità e sulle strategie di squadra, per arrivare alla “meta”.
Questo permette a tutti di praticare lo sport, divertendosi senza rischi. Nelle leghe giovanili, ad esempio, le regole vietano il placcaggio dell’avversario ed anche le mischie, caratteristiche esclusive di questo sport, sono possibili solo a determinate condizioni.
Non sono necessarie, quindi, particolari abilità agonistiche – se si escludono quelle di saper calciare la palla ovale in modo preciso e forte – ma le differenze di ruolo nella squadra permettono a tutti di trovare il proprio posto ideale.
I benefici per la salute del rugby
Il rugby, praticato in questo modo, coinvolge tutto il corpo ed aiuta ad essere agili ed a muoversi in modo coordinato. Inoltre:
- aumenta la resistenza fisica e tonifica l’apparato cardiovascolare;
- aumenta la forza sia degli arti superiori che inferiori;
- permette di acquisire velocità, in base alle proprie caratteristiche fisiche.
A livello psico-emotivo il rugby porta altri vantaggi, come ad esempio:
- capacità di lavorare in team;
- socializzazione;
- capacità di comunicazione;
- auto-disciplina.
Come controindicazione c’è il problema della diffusione di questo sport. In Australia, infatti, è molto semplice trovare un club o un’associazione per iniziare la pratica di questo sport a qualunque età – cosa molto più difficile da noi, vista la nostra predilezione per il calcio.
Rugby: come evitare incidenti e lesioni
Dal momento che il placcaggio è la principale tattica difensiva, i giocatori di rugby possono essere esposti a diversi tipi di infortuni, tra cui:
- traumi alle spalle;
- distorsioni articolari;
- problemi ai tendini;
- lesioni dei menischi;
- distorsioni della caviglia.
Per ridurre al massimo i rischi di traumatismi, è bene ricordarsi sempre di praticare un corretto riscaldamento e, in caso di preesistenti lesioni, utilizzare bendaggi o dispositivi di protezione. Imparare la tecnica corretta è fondamentale per evitare incidenti, in particolare se è previsto il contatto con altri giocatori.
Stanchezza, nausea, vomito e rugby
Se si pratica il rugby senza un’adeguata preparazione precedente – ma ciò vale per qualsiasi altra attività fisica intensa –, si può essere soggetti anche ad altri tipi di problemi, come eccessiva stanchezza, nausea e vomito che, quando si verificano, convincono gli atleti – o aspiranti tali – a rinunciare. In realtà, sono episodi comuni che non devono preoccupare, ma piuttosto essere affrontati migliorando la preparazione.
Come ricorda il dr Marco Castellazzi, “in questi casi non c’è motivo di preoccuparsi, perché (la nausea, ndr.) è una reazione fisiologica dell’organismo. Il nostro corpo, infatti, è sensibile a cosa gli si impone e a cosa gli si nega. In questo caso, hai imposto al tuo corpo un notevole sforzo fisico, che ha richiesto molta energia. Una volta finita la performance, la carenza nel sangue di sali come magnesio, potassio e calcio si è manifestata, dando luogo alle contrazioni spastiche delle dita. Il corpo, rendendosi conto dell’emergenza, ha avuto una reazione di vasocostrizione sia muscolare periferica (estremità fredde) che enterica (vomito) ed ha concentrato il sangue in organi nobili, come cervello, fegato, polmoni, per permetterti di superare la crisi. Consiglio di prepararsi all’attività fisica con un corretto apporto di sali minerali, con l’aiuto di integratori idrosalini che trovi in farmacia”.