La maratona non fa bene al cuore

Pubblicato il 9 luglio 2014 | Categoria: Fitness e salute, Sport e salute

Se siete abituati a correre le citymarathon e pensate in questo modo di divertirvi e, al contempo, fare qualcosa di buono per la salute, questa notizia non vi renderà felici.

Le maratone, secondo una nuova ricerca pubblicata Canadian Journal of Cardiology, sono dannose per il cuore, perchè lo sforzo prolungato porta il lavoro del muscolo cardiaco “over the top”, lo costringe a dilatarsi e, infine, ne provoca lesioni anche gravi.

Le affermazioni sono di un gruppo di riercatori dell’Università del Quebec che sono partiti da precedenti trials in base ai quali venivano formulate ipotesi di anomalie o danni cardiaci subiti per lo stress imposto da sforzi troppo prolungati.

Hanno quindi dato inizio ad un nuovo studio per valutare nello specifico se correre una maratona potesse essere causa di danni permanenti.
I ricercatori hanno studiato 20 maratoneti amatoriali, di età compresa tra i 18 ei 60 anni, che andavano a correre la Quebec City Marathon. I corridori non avevano malattie cardiovascolari note e non erano sottoposti ad alcun tipo di trattamento farmacologico.

Rischio cardiaco associato alla maratona

La metà dei corridori dilettanti osservata ha mostrato una diminuzione della funzionalità nei ventricoli destro e sinistro, mentre il muscolo cardiaco appariva gonfio ed è stata misurata una riduzione del flusso sanguigno.

I test sono stati effettuati una prima volta 6-8 settimane prima della maratona, poi il giorno della gara, ed infine entro 48 ore dal completamento della maratona. Questi test comprendevano sia risonanza magnetica che prelievo di sangue.
Il test post gara è stato effettuato a 48 ore perchè, dicono i ricercatori, che questo lasso di tempo garantisce una reidratazione sufficiente e un ritorno alla nomalità delle pulsazioni e della pressione sanguigna.

Contemporaneamnete è un lasso di tempo sufficientemente breve per consentire di esaminare eventuali variazioni subite dal cuore.
Nella metà dei maratoneti i ricercatori hanno osservato che la gara ha indotto una diminuzione della funzionalità ventricolare sinistra e destra. Allo stesso modo, il cuore appariva gonfio ed erapresente una riduzione del flusso circolatorio.

Il Dr. Eric Larose, dell’Institut Universitaire de Cardiologie et de Pneumologie de Québec (IUCPQ), ha però affermato che i cambiamenti del muscolo cardiaco che sono stati trovati erano più comuni nei corridori meno allenati e meno preparati.
Per tranquillizzare i long distance runners, lo stesso dr. Larose ha poi confermato che, in quasi tutti i casi, i valori alterati sono poi rientrati nella norma.

Secondo il dr. Larose, anche se temporanee, queste lesioni cardiache dovute allo sforzo sono a diagnosi sfavorevole in presenza di malattia cardiaca ma non devono essere sottovalutate nemmeno dagli adulti che non presentano malattia cardiovascolare.

Le conclusioni dei ricercatori sottolineano le differenze riscontrate tra atleti ben allenati e corridori amatoriali, suggerendo di non prendere parte a gare su lunghe distanze se non si è ben preparati a sopportare lo sforzo, in primo luogo assicurandosi di avere il cuore in perfetta forma e, in secondo luogo, preparandosi con un allenamento costante, che abitui agli sforzi in modo progressivo e prolungato.

Non è necessaria questa nuova conferma per sapere che con le malattie cardiache non si deve mai scherzare, anche quando sembrano, o sono, meno gravi e con decorso asintomatico, come le pericarditi cioè le infiammazioni che colpiscono il pericardio, membrana che riveste il cuore.

In questi casi, come ricorda il cardiologo dr. Antonio Magioncalda nemmeno sforzi limitati, come un giro in bicicletta, possono essere consentiti senza una valutazione clinica “le pericarditi, così si definiscono finora, non sono solo immagini ecocardiografiche, ma entità cliniche da definire con dati anamnestici e/o obiettivi, esami di laboratorio.
Tra l’altro, se la PCR e la VES fossero normali, così come l’emocromo, sarebbe difficile definire la presenza di uno stato infiammatorio, senza arrivare a richiedere gli anticorpi …. Niente diagnosi, allora forse meglio niente bici“.