Gli adolescenti amano lo sport?

Pubblicato il 21 marzo 2014 | Categoria: La psicologia sportiva, Senza categoria, Sport e psicologia

È una domanda a cui molti psicologi dell’età evolutiva stanno cercando di dare risposte appropriate dal momento che la pratica sportiva è uno strumento molto importante per un sano sviluppo psicofisico nella complessa fase di passaggio dall’infanzia all’adolescenza.

Negli USA, in particolare, il fenomeno è studiato con attenzione sopratutto per contrastare le problematiche giovanili sia di tipo fisico, come la tendenza all’obesità , tuttora in aumento nonostante le sempre più numerose campagne educative svolte da medici e nutrizionisti, che di tipo sociale come la tendenza all’autoesclusione sociale.

In particolare, si ritiene importante il ruolo svolto dagli sport di squadra che, oltre al beneficio fisico, forniscono ai giovani adolescenti strumenti importanti per la socializzazione, la capacità di lavorare in team per raggiungere l’obiettivo, l’accettazione ed il riconoscimento delle regole e delle figure guida.

La quasi totalità dei bambini in età scolare viene avvicinata agli sport di squadra, ma la percentuale di praticanti, nel passaggio dalle scuole elementarie e medie inferiori alla scuola superiore, cala decisamente sia con abbandoni sia con scelte che prediligono gli sport individuali a quelli di squadra.

Perché l’adolescenza è così problematica?

Il passaggio dall’infanzia all’adolescenza è una fase molto complessa che viene vissuta e incide in modo diverso a seconda dei soggetti.

Lo sviluppo fisico, innanzitutto. Non solo avviene in tempi e modi diversi tra i sessi, ma anche tra le persone dello stesso sesso. Scoprire, quasi improvvisamente, che il mio corpo si sviluppa di meno (o di più) di quello del mio amico può generare ansie e portare i ragazzi a non saper gestire e non accettare più momenti di intimità condivisa come, ad esempio, gli spogliatoi della squadra.

Altrettanto importante e, a volte, ancor più complicata è poi la “scoperta” del sesso, sia del proprio che inteso come rapporto tra i sessi.

Queste ansie aumentano esponenzialmente se il passaggio adolescenziale non è vissuto bene in famiglia. Come ricorda la dr. Assunta Gennarelli spesso, tanto per i genitori quanto per i figli, non è semplice riuscire a comunicare in questa fase di grandi cambiamenti e, molto frequentemente, il clima familiare è saturo di tensione e conflittualità da cui sembra difficile uscire. In questi casi, soprattutto se sono presenti dei comportamenti che destano preoccupazione, richiedere una consulenza familiare, una terapia familiare o una consulenza di coppia può essere d’aiuto per arrivare a ripristinare l’equilibrio”.

Quali sono le cause che allontanano gli adolescenti dagli sport di squadra?

Ci sono diverse cause, ma le più importanti sono sicuramente:

  • L’ansia generata dalla pubertà, perlomeno fin quando non si è imparato a conoscere ed accettare i cambiamenti del proprio corpo.
  • Le diverse forme di competitività

Da bambini la pratica sportiva tende ad essere sopratutto gioco, quindi inclusiva. Nessuno viene escluso, tutti sono gratificati.

In tutti gli sport più diffusi, al contrario, quando si arriva all’adolescenza si ha a che fare con talent–scout ed allenatori semiprofessionist o comunque pagati, che spesso hanno solo lo scopo di vincere per scoprire, e monetizzare, futuri campioni ed il più delle volte sono poco o per niente interessati alla serenità dei ragazzi con i quali sono in contatto.

Far parte di una squadra diventa una grande responsabilità , si viene misurati in base alle performance personali perchè daqueste dipendono i risulati di squadra. Gli insuccessi portano all’esclusione ed all’imbarazzo verso i propri compagni e lefigure di riferimento (coach, genitori). La perdita dell’autostima è conseguente e porta all’abbandono della squadra. Il più delle volte questo abbandono è totale, non solo di quella squadra ma del concetto stesso di “ gioco di squadra” perchè l’adolescente è portato a temere e rifiutare nuovi confronti per timore di ulteriori fallimenti.

Questo naturalmente aumenta le difficoltà di socializzazione e genera il pericolo di autoesclusione sociale oltre ad aumentare la tendenza all’abbandono di qualsiasi interesse verso l’attività fisica e la pratica sportiva.

Per evitare questi rischi, con le possibili ripercussioni sullo sviluppo e sulla salute dell’adolescente, gli psicologi ritengono indispensabile intervenire anche assecondando pratiche sportive di tipo individuale, laddove non sia possibile recuperare il giovane ad una pratica di squadra, purchè organizzate ed in grado di mantenere un contatto con altri gruppi di coetanei. In sostanza, meglio l’atletica leggera del body-building.