Aikido: più di un’arte marziale

Pubblicato il 22 aprile 2015 | Categoria: Featured, I bambini e lo sport, Lo sport dall'infanzia all'adolescenza

L’aikido è un’arte marziale giapponese che si è sviluppata nei primi anni del ‘900 e combina insieme movimento fisico, mosse di autodifesa e filosofia. È praticato a mani nude o con le tradizionali armi bianche orientali (spada, bastone e pugnale). Chi lo pratica è chiamato aikidoka.

Che cosa vuol dire “Aikido”?

Il termine aikido è formato da tre caratteri che hanno un significato autonomo:

  1. ai: armonia
  2. ki: energia cosmica, vitale
  3. do: percorso, disciplina (letteralmente è ciò che conduce)

Ecco che quindi aikido si può tradurre con: “disciplina che conduce all’armonia con l’energia vitale”.

Secondo l’intento del suo fondatore, l’aikido deve giungere alla comprensione della natura fino alla completa immedesimazione dell’uomo con essa.

Un po’ di storia dell’Aikido

L’aikido nasce intorno al 1930 con Morihei Ueshiba, sulle basi di un’antica arte marziale giapponese: il Budo. Sin dai primi anni della sua evoluzione, l’aikido sviluppa una visione religiosa delle arti marziali: l’armonizzazione di sé e dell’universo attraverso la pratica delle arti marziali.

Nel 1940 viene ufficialmente riconosciuto dal governo giapponese e nel 1942 è adottato il termine “Aikido”. Dal dopoguerra in poi, l’aikido viene presentato al pubblico e si diffonde in tutto il mondo, facendo conoscere questa nuova disciplina giapponese ed il suo messaggio etico-spirituale.

Nel 1974 viene fondata la I.A.F. (International Aikido Federation).

Le finalità dell’Aikido

Anche se conserva tutte le tecniche di un’arte marziale, l’aikido non è finalizzato al combattimento ma punta alla conquista della “padronanza di sé” ed alla conoscenza del rapporto fra individui all’interno di un combattimento. L’aspetto dell’arte marziale è solamente un elemento secondario.

L’aikido è una disciplina interiore che si fonda sulla ricerca del miglior comportamento difensivo possibile per impedire l’inizio di un combattimento ed evitare di subire un danno fisico, secondo il “principio di non resistenza”.

A differenza delle altre discipline di combattimento, l’aikido non mira alla sconfitta dell’avversario. Nell’aikido la difesa è perfetta quando si riesce ad evitare un combattimento o quando si vanifica l’attacco dell’avversario, facendolo desistere da qualsiasi proposito offensivo.

L’aikido sviluppa così il concetto di “corretta vittoria”, la capacità interiore di rinunciare al confronto. Per ottenerla bisogna allenare il corpo e lo spirito, così da raggiungere una perfetta padronanza di sé.

L’aikidoka può comunque adoperarsi, per legittima difesa, contro l’attacco di un avversario, anche se “attuare la propria difesa senza dover ricorrere all’offesa” è il massimo traguardo spirituale, etico e morale che l’aikido propone.

Insegnamento dell’Aikido

La didattica dell’aikido è un’attività delicata che necessita l’allenamento del corpo e della mente per ritrovare il benessere anche psicologico.

In genere, ogni lezione inizia con esercizi di respirazione/concentrazione e termina con qualche minuto di meditazione (personale o collettiva).

Nell’aikido l’eventuale combattimento si esegue a mani nude o con le armi bianche della tradizione orientale: bastone di legno, spada di legno e coltello. L’uniforme utilizzata è simile a quella della maggior parte delle arti marziali moderne: pantaloni larghi e una giacca avvolgente di colore bianco.

Per stabilire il proprio livello di bravura, esistono anche nell’aikido una serie di “gradi”, anche se la maggior parte delle organizzazioni utilizza soltanto cinture di due colori: bianca e nera.